Rubo parole #1 Susanna Casciani

“Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore” è il libro che non ho il coraggio di comprare. Leggo sporadicamente frammenti che mi capitano per caso davanti agli occhi e che hanno ogni volta la capacità di distruggermi. Mi chiedo se Susanna Casciani mi abbia mai spiata, se mi conosca, o se semplicemente mi somigli un po’. Fatto sta che riesce a dire cose che io non so dire, ma che ho dentro da un sacco di tempo. Mi perdonerà se oggi le rubo parole.

Sono stata troppo me stessa, probabilmente. Dicono tutti che è così che si dovrebbe fare, ma non è mica vero secondo me. Essere sé stessi va bene, ma con moderazione. A volte bisognerebbe provare a essere anche qualcun altro, tanto per vedere l’effetto che fa. Io invece ho lasciato che le mie insicurezze e le mie ossessioni gravassero su di te. Mi dispiace. Scusami se non ti ho protetto. Scusami per gli attacchi di panico quando tutto intorno a noi sembrava tranquillo, scusami perché a volte non riuscivo a respirare nonostante il fatto che tu mi rendessi immensamente felice. Non è mai dipeso da te, soltanto che io mi sono sempre sentita inadatta a tutto. Scusami, dunque, se non ne ho fatto mistero […]. Ti ho tacitamente imposto di stare davanti a me nella mia personalissima trincea. Ti ho mandato a combattere le mie guerre lasciandoti rischiare di perdere le tue. Ti chiedo perdono. Mi ero ripromessa che non avrei più fatto un errore simile, che avrei provato semplicemente a ridere quando tutto sembrava andare per il meglio, che avrei trovato il coraggio di riconoscere i miei pregi senza per questo dimenticare i miei limiti. Non ce l’ho fatta. Avrei voluto essere leggera come una carezza, per te. Avrei voluto essere il petalo di un fiore che ti cade sul viso all’improvviso e ti lascia addosso la piacevole sensazione di essere una persona fortunata. Avrei voluto assomigliare a un giorno di vacanza, a un viaggio fuori programma, al profumo di casa tua. Avrei voluto assomigliare alle “tue” cose, quelle che ti fanno stare tranquillo. […] Avrei voluto esserti d’aiuto e mai di peso. Mi dispiace tanto.

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